«...
PAGINA PRECEDENTE
Nel 1914, quando scoppia la Prima guerra mondiale, i suoi giardinieri lo abbandonano. In pieno conflitto, nel 1916, egli costruisce uno studio per terminare le ninfee. Si mette all'opera e crea i pannelli chiamati Grandes Décorations. Durante la guerra il suo orto rifornisce di verdura fresca l'ospedale per soldati feriti di Le Prieuré. Al termine del conflitto, i giardinieri ritornano. E lui si raccomanda, mentre liberano il suolo dalle erbacce: «Controllate che la terra di compostaggio sia diventata soffice e friabile».
Quasi cieco, lavora alle ninfee fino al 1925, fra dubbi, ripensamenti e momenti di sconforto. In novembre viene a fargli visita lo statista Georges Clemenceau. Il proprietario di Giverny racconta al ministro che ha appena ricevuto una spedizione di bulbi di gigli giapponesi. «Vedrete la loro bellezza in primavera. Io non ci sarò più», dice il pittore all'uomo politico che lo ama e lo incoraggia. Claude Monet si spegne il 5 dicembre del 1926. Lascia scritto: «Voglio solo parenti dietro al feretro. E soprattutto ricordatevi che non voglio né fiori né corone al mio funerale. Sono onori vani. Sarebbe un sacrilegio fare razzia dei fiori del mio giardino per un'occasione del genere».
Monet. Il tempo delle ninfee
Milano, Palazzo Reale
dal 30 aprile al 27 settembre 2009
per info: www.mostramonet.it